Italia, informazione nel caos: la storia drammatica del giornale Metro

Un editore che mette in cassa integrazione al 50 per cento i giornalisti trasferendoli da  Milano a Roma. Un direttore coraggioso che non firma il piano lacrime e sangue e viene sostituito dopo avere fondato il giornale e averlo guidato per 12 anni. Una redazione unita e coraggiosa che si batte per i diritti di tutti i giornalisti italiani, al centro dei ricatti degli editori. Il free press, giornale gratuito, non può e non deve morire


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di Jacopo Norfo

Ricordate Metro, il giornale free press che sino a 4 anni fa usciva anche a Cagliari e a Sassari? Sta succedendo una storia che merita di essere raccontata per descrivere quanto l’informazione in Italia stia vivendo un momento difficile. Proprio ieri è uscita la notizia che Giampaolo Roidi, storico direttore e fondatore del giornale, che da oltre 12 anni guidava Metro con grandissima forza, non sarà più alla guida della redazione. E sapete perchè? Perchè non ha firmato in difesa dei suoi giornalisti un piano editoriale di lacrime e sangue, che prevede la chiusura della redazione di Milano e la cassa integrazione al 50 per cento. Significa in pratica che tutti i giornalisti di Milano dovrebbero trasferirsi a Roma prendendo la metà dello stipendio: una situazione davvero che si commenta da sola. La crisi di Metro è figlia della crisi di Epolis prima, di City, Dnews e Leggo poi: la free press in Italia è in grandissima difficoltà nonostante per anni abbia svolto un ruolo fondamentale nell’informazione italiana. Il giornale gratis, quello che ti accompagna in bus o sulla metropolitana, che arriva anche a chi non ha i soldi per comprare i quotidiani, viene lasciato morire nell’indifferenza.

La redazione di Metro- della quale ho avuto l’onore di fare parte per due anni- è una redazione coraggiosa. Per questo tutti si sono schierati in difesa del loro storico direttore, Giampaolo Roidi, raro esempio di umanità e professionalità che ha avuto il coraggio di non firmare un piano che penalizza fortemente la testata dichiarandone forse una crisi senza uscita. La storia dei ragazzi di Metro è la storia di tutti noi. “Quello dell’Editore di Metro è un piano senza precedenti, che giunge al termine di una escalation. Durante i 4 anni, ormai alla scadenza, del vigente contratto di Solidarietà, infatti, durante i quali l’Editore ha potuto incassare  contributi dallo stipendio dei giornalisti suoi dipendenti, dall’ente previdenziale di categoria e dal contribuente italiano, nulla è stato fatto, o tentato, per rilanciare il giornale. Anzi, al contrario: nei mesi scorsi, gli Speciali locali a marchio Metro che appartengono al patrimonio storico della testata, sono stati ceduti dalla Proprietà di Metro a un altro Editore. Il risultato è che il buon nome e il prestigio della testata vengono oggi usati per generare ricavi a vantaggio di un prodotto e di un Editore che nulla hanno a che fare con il quotidiano Metro”, scrive l’assemblea dei redattori di Metro in un drammatico comunicato al centro della crisi. 

E a colpire è anche quanto questa redazione sia unita in un momento così difficile. Dal capo redattore Paola Rizzi, che è sempre stata alla guida della redazione di Milano che ora rischia lo smantellamento. A Stefania Divertito, giornalista di punta da tanti anni del giornale, una delle più brave inchiestiste in Italia nel campo ambientale. Andrea, Patrizia, Sergio e gli altri: tutti si sono sacrificati dentro questo giornale negli ultimi anni andando incontro all’editore stesso pur di salvare la testata che li ha fatti crescere. Sul caso interviene in queste ore anche Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine: “ Troppo semplice, almeno per me, limitarsi a manifestare solidarietà ai colleghi, a cominciare dal direttore Roidi che – a quanto mi si dice senza provocarmi alcuna sorpresa – si è comportato con non usale correttezza nei confronti della redazione.
È doveroso che la categoria e i suoi vertici seguano con attenzione questa trattativa. È fin troppo comodo far pagare alle redazioni una situazione di difficoltà. L’informazione non può essere uno strumento per consentire agli editori (quali che siano) di pavoneggiarsi nei periodi di vacche grasse o di trarne vantaggi per altri legittimi interessi”. Speriamo che questa volta le parole abbiano effetto e siano seguite da fatti concreti. Un grande abbraccio a Giampaolo, direttore esempio difeso dall’intera redazione, e a tutti i ragazzi di Metro.

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