La nave è pronta a salpare; sta a noi decidere se farla affondare

Primo settembre, lunedì: i giornali sono bollettini di guerra, troppi i punti interrogativi in ogni campo. Arrenderci o reagire?


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Primo settembre lunedì, inizio di settimana buon Cabudanne, con tanti punti interrogativi in tutti i campi cui si aggiunge un generale senso di disagio. Abbiamo vissuto, per decenni, sopra le nostre possibilità economiche, ora se rivolgiamo il pensiero all’isola, alla città capoluogo sarebbe per dirla in metafora: il mare è mosso e la situazione tendente al peggio. Non per essere pessimisti a tutti i costi od essere influenzati dalla comunicazione mediatica, che insistentemente ci descrive una situazione economica deflativa e di stagflazione.

La verità? E’ oggettiva la sfiducia e la preoccupazione che si sono introdotte nelle nostre vite, paura o no? Purtroppo è realtà le famiglie non riescono più a sbarcare il lunario. Gran parte delle attività economiche e imprenditoriali non possono vivere o morire a causa delle incertezze dell’indirizzo politico, girare per la strada e notare cartelli cedesi e serrande abbassate.

La forza di un popolo si percepisce sempre nei momenti di maggior difficoltà, tutti dobbiamo far qualcosa perché quest’inizio d’anno, come auspichiamo, sia un fil rouge di risultati positivi prodotti dall’impegno a tutti i livelli: rimboccarsi le maniche. La classe politica ha l’obbligo di un salto di qualità, affrontando i problemi con energia e se del caso aggredendoli assumendosi le responsabilità derivanti dalla delega ricevuta. Non è tollerabile il continuo rimbalzarsi di responsabilità, fra le periodiche maggioranze ed opposizioni. Il paese ha necessità di una classe dirigente solida e capace che senza perpetuarsi sia all’altezza della congiuntura. Sotto quest’aspetto è probabile che qualche atto rivoluzionario avrebbe aiutato determinando, se ci si riflette non abbiamo mai avuto moti popolari, mentre nella Germania, Inghilterra, Russia Francia per citare alcuni paesi, le ribellioni ottocentesche hanno dato una scossa a futura memoria. Ed indubbiamente, una sana attenzione verso il bene pubblico.

Varcando il porto con il mare in burrasca, senza piloti adeguati all’attuale contesto, si affonda. Gli slogans, l’invito all’ottimismo sono utili all’umore ma sarebbe più utile avere una classe dirigente visionaria e, pur sembrando una contraddizione, concreta. Proclami e spot non servono.

La nave va, meglio lasciar andare i titoli dei libri, la nave sbanda e finirà per colare a picco a causa della qualità dei timonieri, mancano di curricula scolastico, lavorativo, spesso della minima esperienza (con rispetto parlando), altro che statisti. Senza porvi rimedio è chiaro che la nave andrà ma alla deriva contro gli scogli.

Guardando il futuro “con l’ottimismo della ragione” come si usa dire, per evitare di affondare insieme alle barche anche le ultime speranze. Buon cabudanne, buon tutto ottimismo, concretezza ed esperienza con un semplice contributo di tutti. Almeno credo. Gianfranco Carboni

 


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