Barolo, una lezione a Cagliari: ecco come si vive di grandi concerti

Quando la musica live può diventare un business per la città


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Un bicchiere di vino, Neil Young, I Deep Purple, i Rolling Stones, la crisi economica e la crisi delle idee… ajo in mondovisione.

Musica, musica in tutte le sue declamazioni. Musica dal vivo di questi tempi, che mi dici Melqart? Crisi?

La crisi economica, quando si afferma,  è qualcosa di spossante, travolgente, deprimente. Eppure, come ci insegnano i grandi economisti è proprio da un presupposto di recessione che nascono le imprese titaniche, le scommesse impossibili, le rinascite dei territori e dei singoli. Potrei dire, forse rischiando di essere presuntuoso (ma non credo) che forse non esistono reali crisi economiche: ciò che manda in tilt il sistema è la crisi delle idee, la crisi dell’intelligenza creativa, la crisi della fantasia.

Tesi e sintesi, mi trovo d’accordo. E’ cambiato qualcosa nella programmazione nella nostra città e nell’isola. Siamo costretti, potendo, ad andare in continente.

Basterebbe osservare quanto fanno nei territori dello Stivale. A proposito di questo, vorrei raccontarvi quello che è accaduto a me che con l’alibi della ricerca di un buon bicchiere di Barolo, mi sono trovato davanti ad uno dei mostri sacri del Rock’n’roll mondiale.

Diciamo così: per il rock’n roll abbiamo rincorso le strade in lungo e in largo per il mondo. Raccontaci.

E’ così Gianfranco. Quando si ha sete, e noi siamo entrambi assetati di concerti rock e di buona musica è normale trovarsi a vivere esperienze analoghe fuori dalla Sardegna. Ma alcune esperienze ci piacerebbe anche viverle in Sardegna.

Io definisco i concerti rock l’ultimo rito pagano ed ad alcune celebrazioni non puoi mancare. Hai programmato da tempo, visto la proposta in terra sarda, o hai deciso all’ultimo momento?

In realtà me lo pregustavo da tempo quel bicchiere di rosso delle Langhe in uno scenario mozzafiato fatto di vigne scolpite a perdita d’occhio nell’immenso panorama collinare, nel Piemonte più vero, quello della tradizione eno-agro alimentare, nella terra della Nutella e del tartufo d’Alba.  Di certo non avrei mai pensato che un giorno proprio lì avrei visto e sentito dal vivo il mio idolo: il Grande Neil, Nello il Giovane per i fans italiani, Neil Young per tutti gli altri.

Un altro “vecchio” che copre la poca proposta o un amore da sempre?

Un grande vecchio che però piace perfino a mia figlia diciassettenne e al suo boyfriend coetaneo (entrambi suonano e cantano le sue canzoni). Si tratta del grande vecchio del Rock Canadese, 68 anni portati come si può, ma con la stessa voce di sempre, al limite del falsettone e la stessa chitarra elettrica stridula ed emozionante dei tempi che furono.

Immagino sia risuonato l’urlo Hoka Hey, era accompagnato dalla sua Band?

Due ore di concerto. Si, con  l’accompagnamento degli inseparabili “Crazy Horse” la banda del “Cavallo Pazzo, suoi amici di sempre: cavalcate rock di chitarra da far venire i brividi anche al fan più distratto; una versione di “blowing in the wind” del maestro Dylan eseguita in “solo” con chitarra elettrica così come la mitica “Heart of Gold”. I temi della pace e della salvaguardia del Pianeta: i temi da sempre cari al vecchio Neil sono stati riproposti anche a Barolo.

Una scommessa, avrei immaginato tanti altri luoghi, imprevedibile per un Festival Rock. Hanno suonato in tanti o il concerto di Neil Young era l’unico?

Intanto è stata l’unica data italiana, è ciò da ulteriore valore aggiunto ad una terra che per  autosvilupparsi da dieci anni fa ormai fa ormai, veramente di tutto per proteggersi dalla crisi:  4 giorni di concerti e letteratura, Neil Young e i Deep Purple a farla da padroni, con Elisa, Susan Vega e Caparezza, e i nuovi romanzi di Guccini e Ligabue, James Ellroy, Jonathan Coe, in doppia veste di scrittore e musicista. Michele Serra, e  giornalisti come Gad Lerner  e Marco Travaglio.

Quante anime vivono in Barolo? Pensi sia stato un successo di pubblico?

Barolo oggi non ha più 700 anime, ma conta 50 cantine e 10 grandi ristoranti tipici più uno stuolo di b&b. Il consuntivo parla di 120 mila spettatori paganti, un sold out di diverse settimane, due milioni e mezzo di euro di incasso solo dai concerti e un indotto derivato dall’accoglienza turistica e dall’eno agroalimentare per ora incalcolabile.

Mi stai dicendo, che c’è un ritorno anche in termini economici oltre che culturali?

Sto dicendo che “alla faccia della crisi” i piemontesi la crisi l’hanno vinta perché l’hanno afferrata per la gola! Eppure 15 anni fa Barolo e le Langhe, Alba, Asti più  tutti quei piccoli centri agricoli collinari come Serra Lunga e altri  per esempio, non se la passavano troppo bene: nel senso che si lavorava solo per due-tre mesi all’anno, e l’economia era trainata giusto dal tartufo e dalla Ferrero. Oggi, grazie alla fantasia e al coraggio di rischiare i propri soldi e la propria credibilità in un festival iniziato quasi per scherzo, i  numeri fanno paura, così come la quantità di cantine, ristoranti, b&b ed agriturismi in aumento costante che consentono all’economia delle Langhe di leccarsi i baffi per 12 mesi all’anno.

Non fuggire. A Cagliari in Sardegna, in passato grandi attrattive ed eventi memorabili, e oggi?

Oggi sarebbe possibile organizzare un grande Festival, sempre che si tenga conto del possibile indotto. Abbiamo un territorio ricco di storia, una storia che è la nostra specificità e che ci ha lasciato qualcosa di unico: il paesaggio nuragico e megalitico. Penso a Barumini, o alle Giare, la Marmilla. Lì abbiamo le tante vigne e abbiamo il vino e le cantine; oggi perfino tanti produttori di birra artigianale. Dobbiamo sviluppare il settore dell’accoglienza familiare. Non alberghi ma i B&B nei quali far pregustare le nostre buone colazioni sarde e i nostri prodotti tipici.

Le ragioni: spazi inadeguati, mancanza di validi organizzatori? Cosa?

Gli spazi anche a Cagliari ci sono: Monteclaro e Tuvixeddu, sono due location magnifiche per dei festival culturali. Noi abbiamo bisogno di ricominciare da capo. In questo senso anche l’Arena di Sant’Elia può essere valida, sempre che si tenga conto di come possa essere coinvolto tutto il quartiere Sant’Elia, il lungo mare, i pescatori, i possibili ittioturismi e il rientro economico generale.

Cosa consigli, cosa puo’ essere un volano per l’isola?

Le tante sinergie. Intendo Vino e Musica; musica, archeologia, giornalismo e letteratura; musica, mare e buon cibo; musica, accoglienza e buon cibo; musica, teatro, turismo e grandi eventi, ecc… Noi dobbiamo sviluppare le sinergie: su questo non ho dubbi.

Mi si dice spesso che mancano, per la crisi, la mancanza di spettatori ed per il ridotto bacino d’utenza. Secondo alcuni il periodo della Sardegna come avamposto della proposta jazz, rock etc., è lentamente decaduto. E’ così?  

Io non sono un organizzatore, ma sono certo che le ricette del passato non funzionano più perché sono superate. Oggi si viaggia in aereo e si arriva dappertutto. Al festival di Barolo di piemontesi ce n’erano ben pochi. C’erano però molti inglesi, tedeschi, francesi, americani, maltesi perfino, e sai …anche molti sardi. Ho incontrato una famiglia intera di Villacidro, marito, moglie e tre figli, tutti arrivati in aereo, così come me, mia figlia e la mia compagna.

Mel una domanda, se sbagli finisce male, Beatles o Rolling Stones?

Ahaha, non mi freghi: Led Zeppelin forever!

Fregato. Nessuno deve saperlo, sempre primi i dirigibili a seguire il resto del mondo. Hai scoperto l’arcano. Non essendo possibile il passaggio dei dirigibili penso ad un concerto dei Rolling Stones in Sardegna, mancherebbe di sicuro il pubblico. Ciao, ahah.

Gianfranco Carboni


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