I nostri figli dipendenti dalla tecnologia: in cosa abbiamo sbagliato?

Riflessione di Pasquetta: l’era dello Smartphone sta unificando le personalità dei ragazzi di oggi, e non ci preoccupiamo dei sorrisi smarriti nella vita reale e non virtuale 


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Parte due: dal giorno del lunedì dopo Pasqua. Ripartiamo da Guccini: “Un altro giorno è andato la sua musica è finita”. E’ tramontata anche questa Pasqua, i suoi bagordi e le tradizioni secolari. Oggi ci dedicheremo un lunedì di Pasquetta ecologico, non per risparmio, per sciccheria, o per essere alternativi a tutti i costi. Mattina alle otto in centro, poi in giro per gli angoli nascosti della nostra città, doverosamente a piedi. Da lì al mare, che abbiamo la fortuna di avere a due passi, seppur ti piacesse molto di più prima. Giorgino e il suo spettacolare Villaggio Pescatori, con un obbligo attraversare le quattro stradine e le sue casette, saranno un grande piacere. Chiaramente un salto nella spiaggia di fronte è dovuto. E nel peggior bar di Caracas (ops Chiagliari) per noi grezzi, mi bevo una bicicletta. Su (lo) Spritz non lo conosco. Penserò a noi vecchi arnesi, ai giovani, agli adolescenti. Direi che la dea bendata ci ha sorriso e pure il baby boom. Vedi gente giovane e anziana camminare, senti che gli argomenti sono i msg o i post, la tv, il pc. Si parlano, si ascoltano? Seduti ai tavoli dei bar, parlano di quello che buttano dentro ed esce dal telefonino. Bisogna avere il coraggio di interrogarci forse darci, a torto o a ragione, la responsabilità di non essere genitori, fratelli, figli adeguati. Una colpa che ti fa male.

La tecnologia sembra abbia cancellato la visionarietà, l’eccesso giovanile, lo sprezzo del pericolo. L’essere contro per principio. Possiamo anche dirci che è colpa nostra, la responsabilità, l’incomunicabilità, non trovare le giuste parole. Inutile lodarsi della nostra giovinezza e rivendicarla come perfetta, pretendere di omologarla a questi tempi. Ci prendevamo a pugni persino per una rete non parata, esagerando. Poi si stringeva la mano divenendo più amici di prima. Era una continua sfida. Oggi come fai a sfidare il virtuale, il silenzio assordante delle parole che escono dalle casse acustiche. Non per tutti ma esiste un palese disagio specialmente, nelle giovani generazioni e non solo. E, purtroppo sembrerebbe colpa nostra. Guarda passa e non ti curar (parlar) di loro. Invece dovremmo. Dovremmo preoccuparci più di un sorriso non dato, perso nella vita reale che di una foto o un messaggio web. In effetti, a pensarci, siamo stati veramente fortunati. Ci hanno salvato la fame di conoscenza e la necessità primarie per sopravvivere. Che sia nata prima l’uovo o la gallina? Impossibile dirimere l’arcano. Della sorpresa dell’uovo di cioccolato facciamone regalo oggi, domani, dopodomani, sempre. Non ti sei accorto ma hai trovato nell’uovo la più grande sorpresa, che ricicli regalandola: un sorriso fa bene, non costa nulla e allunga la vita. Come la forza dell’ottimismo. Senza esasperazione, dona tutto l’ottimismo che puoi. E’ bene. Almeno credo.


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