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Il sorriso non scompare dal suo volto nemmeno per una frazione di secondo, durante l’intervista. E nemmeno dopo. Romina Cambedda, 30enne di Teti, da dieci non vede il mondo come la maggior parte delle persone: la sindrome di Wolfram va a “chiuderle” per sempre gli occhi, dopo la prima mazzata legata al diabete mellito. Nel pieno della gioventù, a vent’anni. Ma lei non si arrende, anzi, si supera giorno dopo giorno: “Ho due lauree, una in Scienze politiche e una in Giurisprudenza. Sono anche vice sindaca della mia città”. Mica caramelle, direbbe qualcuno. Romina fa parte “di quei 5-6 ragazzi in tutta la Sardegna affetti da questa malattia rara”. Ma le soddisfazioni sta continuando a togliersele come un qualunque suo coetaneo: “Si può fare tutto nella vita, basta volerlo”.
E, anche se non si può vedere in modalità standard, la 30enne sa perfettamente come è fatto – nel bene e nel male, per quanto riguarda i disabili – il mondo che la circonda: “Sono stata in Inghilterra e Svezia, splendidi paesi nordici dove tutti, dai neonati agli anziani, possono spostarsi in piena autonomia e senza problemi, lavorando, uscendo e facendo qualunque cosa. Qui in Sardegna ci sono ancora troppe barriere mentali”, afferma, decisa, la Cambedda. “All’inizio non mi accettavo, non riuscivo a legare con nessuno”. E poi… “E poi, adesso, sono totalmente inserita e ho tanti amici”.
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