Pirri, secondo appuntamento alla Vetreria con il Trittico delle ribelli: in scena Paska Devaddis

La narrazione scenica della storia della giovane di Orgosolo, vissuta e morta nel 1913 in latitanza per le sue cagionevoli condizioni di salute, vittima, probabilmente innocente, di una faida sanguinosa che per dodici anni, dal 1905 al 1917, sconvolse il paese barbaricino a causa della disamistade fra le famiglie dei Cossu e dei Corraine


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Secondo appuntamento per Il TRITTICO DELLE RIBELLI, la mini rassegna proposta da Il Crogiuolo, sotto la direzione artistica di Rita Atzeri. Dopo Paskedda Zau, eroina popolare di SU CONNOTTU, domani, martedì 20 novembre, ad andare in scena alle 21, nella Sala Bancri dello spazioFucina Teatro nel centro culturale La Vetreria di Pirri, sarà PASKA DEVADDIS di Michelangelo Pira, in un adattamento per voce e launeddas con Rita Atzeri e Nicola Agus. La narrazione scenica della storia della giovane di Orgosolo, vissuta e morta nel 1913 in latitanza per le sue cagionevoli condizioni di salute, vittima, probabilmente innocente, di una faida sanguinosa che per dodici anni, dal 1905 al 1917, sconvolse il paese barbaricino a causa della disamistade fra le famiglie dei Cossu e dei Corraine.

 

PASKA DEVADDIS è il testo teatrale scritto per l’ascolto radiofonico (venne registrato per Radio Cagliari) da Michelangelo Pira, giornalista, antropologo, scrittore bittese scomparso nel 1980, e pubblicato postumo nel 1981 dalle Edizioni Della Torre nel volume “Paska Devaddis – Tre Radiodrammi per un Teatro dei Sardi”. Una figura, quella della giovane donna orgolese, dolente e coraggiosa insieme, più fragile fanciulla che banditessa, che ispirò una leggenda popolare e Pira, profondo studioso del mondo barbaricino e cantore della società pastorale. L’opera è stata più volte trasposta sulla scena: importante e simbolica rimane la rappresentazione creata nel 1999 da Theodoros Terzopoulos, regista greco di fama internazionale, per il Teatro di Sardegna, con Lia Careddu protagonista.

 

“La nostra operazione – spiega Rita Atzeri – è nata volendo creare una nuova drammaturgia tratta dai tre radiodrammi di Michelangelo Pira, di cui abbiamo cercato di fondere diverse situazioni narrate, riconducendole a un unico filo conduttore dove a parlare è Paska in prima persona, che racconta le sue vicendeLa musica di Nicola Agus – suonatore di launeddas che sposa la tradizione del suo strumento con l’innovazione delle sonorità contemporanee – sottolinea e accompagna questo percorsoRaccontiamo – conclude Atzeri – una storia che mostra come il conflitto fra un contesto sociale, complesso, e le leggi dello Stato possa portare, condizionando anche il ruolo e il destino degli individui, ad atti di forte ribellione”.

 

Alcune note storiche. Per 12 anni, dal 1905 al 1917, Orgosolo visse una sanguinosa faida che vedeva contrapposte le famiglie Cossu e Corraine. Nel paese barbaricino si formarono due fazioni, facendo scaturire una lotta violenta costellata di omicidi, che lo Stato, per assenza o debolezza, non riusciva a fermare. In questo contesto crebbe Paska, ancora bambina quando iniziò la faida. Apparteneva a una famiglia benestante, quella dei Devaddis, alleata con i Corraine. Quando era giovanissima suo fratello venne accusato dell’omicidio di un uomo appartenente alla fazione dei Cossu. Alcuni testimoni raccontarono che anche Paska era presente sul luogo del delitto. Per questo fu spiccato un mandato di cattura nei suoi confronti, anche se quasi sicuramente era innocente, e così i Devaddis furono costretti a darsi alla macchia. La giovane, non ancora venticinquenne, seguì i familiari nella latitanza insieme al suo fidanzato, ma, già ammalata, dopo pochi mesi morì, forse di stenti, probabilmente di tubercolosi. Era il 1913. I suoi compagni di latitanza per rispettare il loro codice d’onore (secondo quello barbaricino chi moriva latitante senza fare ritorno alla propria casa era condannato in eterno al disonore) trasportarono, molto audacemente, il suo corpo fino alla casa natale, attraversando Orgosolo asserragliato dagli uomini della fazione opposta e presidiato dalle forze dell’ordine. Vestirono Paska con l’abito da sposa, la distesero sul suo letto, salvandola dal disonore. L’autopsia svelò che era ancora vergine.

Nel 1917 si tenne a Sassari il cosìddetto “Processone”, che vide sfilare una lunga serie di imputati e testimoni, per tentare di dirimere la disamistade di Orgosolo. La sentenza fece scalpore: nessun colpevole. Nonostante la catena di omicidi che insanguinò il paese, gli imputati vennero tutti assolti. Paska Devaddis, se fosse sopravvissuta, sarebbe stata dichiarata innocente.