“Oggi noi medici scioperiamo: non spenderò più parole per difendere il mio lavoro”

Il racconto-sfogo di Marco Deplano, medico cagliaritano, nel giorno in cui i medici sardi incrociano le braccia: “Mi sono rotto le palle di sentire che il medico non fa nulla, che gli stipendi sono esagerati. Auguro solo a chi lo ignora di avere il pensiero, il carico emotivo e la responsabilità della vita di qualcun altro sulle spalle, anche per un solo minuto”


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di Marco Depano, medico cagliaritano

Alla vigilia dello sciopero della categoria alla quale appartengo sono arrivato a una conclusione.
Non spenderó più una parola per difendere il mio lavoro.
Mi sono rotto le palle di sentire che il medico non fa nulla, che i dipendenti pubblici non lavorano, che gli stipendi sono esagerati e le lamentele ingiustificate.
Sicuramente non è come scavare in miniera ma non è bello avere sempre il telefono acceso perché potresti essere chiamato nel cuore della notte e devi mantenere la lucidità per scegliere cosa è giusto e cosa no.
I sacrifici fatti nella sfera personale poi… quelli non li conta mai nessuno.

Il paziente arriva che non sta bene e ti chiede risposte che tu sei tenuto a dare.
Sta male e vuole star bene.
E tu non sempre purtroppo puoi aiutarlo anche se vorresti tanto.

Auguro soltanto agli ignoranti (nel senso che ignorano di cosa sia fatto il mio lavoro) di avere il pensiero, il carico emotivo e la responsabilità della vita di qualcun altro sulle spalle, anche per un solo minuto.

Poi ne riparliamo.


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