Luigetto, 67enne di Sanluri “sfrattato” dalle banche: “Vivo in un camper strangolato da Equitalia”

Il dramma di un pensionato sardo, Luigetto Usai. Il lavoro perso per ben 2 volte e la casa che gli viene portata via per estinguere i debiti: “Grazie Dini, Amato e Fornero, per non aver tutelato i lavoratori. Sinchè posso reggo, sono onesto e ho una mia dignità”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA con il 67enne in lacrime


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Storie di lavoro che non c’è più in Sardegna. Meglio, che scompare all’improvviso, e per ben due volte: dalla sicurezza di un contratto, di uno stipendio e di una casa a un camper e meno di ottocento euro al mese di pensione con la quale, però, a malapena si sopravvive. Luigetto Usai ha 67 anni, e da due e mezzo vive “in un camper a Sanluri, in via Piemonte senza numero civico”, dice, ironizzando con amarezza. “Sono stato impiantista presso una società subappaltatrice della Telecom, ma quando avevo quarantadue anni sono stato licenziato. Mi sono arrangiato con una cooperativa, purtroppo una di quelle che sfruttano le persone con la promessa del lavoro ma che, invece, pompano soldi alla Regione per fare corsi. Non ho più un’occupazione dal 2005, la coop non è riuscita a incassare i soldi di alcuni lavori” ed è fallita. E per Usai iniziano i drammi: “Equitalia, studi di settore, vere e proprie persecuzioni contro le piccole e medie imprese. Non sono riuscito a onorare gli impegni presi con la banca, che ha proceduto alla vendita della casa” nella quale ha vissuto per tanti anni con la moglie e che ha visto la nascita e la crescita di tre figli.

Un tentativo per cercare di non perdere quel tetto l’ha fatto, Luigetto Usai: “L’amico al quale ho chiesto il favore di prendere la casa per un certo periodo, però, prima ha accettato ma poi ha cambiato idea”. Risultato: nuova vita dentro un camper: “Una realtà che non auguro a nessuno, non sono caduto in depressione e cerco di andare avanti nel modo più onesto possibile. Mi hanno pure suggerito di iscrivermi a un centro di igiene mentale per poter prendere una certa pensione, ma ho rispedito il suggerimento al mittente”, afferma, con una punta di orgoglio, Usai. Che vede il suo futuro come un punto interrogativo continuo: “Campo da un giorno all’altro, non mi manca il sostengo morale della gente. La mia dignità mi permette, almeno sino ad ora, di non perdere il controllo. Ma non so sino a quando posso resistere”.

Una cosa è sicura, i “colpevoli” della sua situazione hanno dei nomi: “Dini, Amato, Fornero, coloro che hanno creato Equitalia e gli studi di settore, non tutelando la Costituzione, nella quale c’è scritto che il lavoro è sacro. Ai giovani dico di prendere in mano proprio la Costituzione, rispettandola e facendola rispettare. Non si può vivere senza lavoro, in qualunque forma si manifesti va rispettato, perché è il modo per avere un pezzo di pane ogni giorno”.