Lino di Quartucciu, pescatore in lacrime: “Santa Gilla allo sbando, non ho soldi manco per il pane”

Da trentotto anni Lino Casula si guadagna da vivere pescando quelle cozze e quelle arselle ormai tutte morte nello stagno cagliaritano: “Regna la disperazione. Non mi vergogno a dire che, per avere un tetto sopra la testa, mi sono costruito una casetta abusiva a Sant’Isidoro”


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Ha la testa ben protetta dal cappuccio della felpa, e ogni tanto si passa le mani proprio attorno al capo, ripetendo una frase sola: “Siamo alla disperazione”. Lino Casula ha gettato le reti nello stagno di Santa Gilla, per la prima volta, trentotto anni fa. Il tempo è passato, l’area è finita sempre più abbandonata e l’ultima alluvione le ha dato il colpo di grazia: “Ho due figli disoccupati, la mia compagna guadagna quattrocento euro che vanno via in benzina e sigarette. Qui è morto tutto, Santa Gilla è allo sbando e non so come portare a casa venti euro per il pane. Dalla Regione solo un sacco di promesse ma nessuna concretezza”, dice Casula.
E, a detta del pescatore, la crisi c’è già da tempo: “Pagavo quattrocentocinquanta euro di affitto e cinquanta euro di condominio, per la disperazione sono finito a costruirmi una casetta abusiva a Sant’Isidoro, non mi vergogno a dirlo. Prima riuscivo a guadagnare in media cinquanta euro al giorno, adesso sono rimaste solo le lacrime”.