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Di Marco Marini, Comitato Rumore no Grazie
Nella “società liquida” dei nostri giorni, nell’acceso e confusionario dibattito
sull’inquinamento acustico in città, è rimasto al di fuori da ogni discussione e
riflessione uno degli aspetti più drammatici e inquietanti del problema: la relazione
stretta tra inquinamento acustico, malamovida, alcol e droghe. Gli scenari in cui si
realizza la malamovida sono quelli che vedono migliaia di ragazzi praticare il “rito”
dell’iniziazione all’alcol che poi li conduce spesso per anni sul viale di un consumo
che ne mina la salute e la vita. Un’iniziazione che avviene in giovanissima età. Basti
considerare che nelle Statistiche Istat sul Consumo di alcol in Italia la prima “Classe
di età” esaminata è quella che comprende i ragazzi fra gli 11 e i 17 anni.
Nei luoghi della malamovida l’alcol corre a fiumi come documenta il numero di
giovani e giovanissimi portati in ospedale in coma etilico, magari dopo essersi
sottoposti alla pratica del consumo di tanto alcol in un breve lasso di tempo (binge
drinking). Un tour notturno tra strade e locali del Centro storico di Cagliari risulta
più eloquente di ogni discorso. Un fenomeno, quello descritto, che non può sfuggire
al Sindaco della città, che però non esercita nessuna azione di contrasto quantunque
responsabile per legge della salute dei suoi cittadini compresi i circa 3 mila ragazzi e
ragazze (in crescita queste ultime, purtroppo) con pericolose relazioni con l’alcol.
Le prospettive sono tragiche: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito
l’alcol in prima fascia fra le sostanze generatrici del cancro e lo ha incluso tra le
sostanze stupefacenti, al pari di droghe come la cocaina e l’eroina.
L’alcol crea dipendenza e uccide più di tutte le altre droghe messe assieme. E
“proprio come ogni altra droga, l’alcool ha un potere psicoattivo (ciò vuol dire che
provoca alterazioni al funzionamento del cervello)”.
Ogni anno in Italia circa 40 mila persone muoiono a causa dell’alcol, a Cagliari 100
circa. Il Ministero della Salute stima nel 10 per cento il numero di ricoveri ospedalieri
attribuibile all’alcol (circa 350 mila). Ogni anno i costi sanitari e sociali sostenuti a
interno Lordo. Oltre 70 miliardi di euro. Un costo che pesa sulla città di Cagliari per
circa 150 mila euro. Una enormità!
Meticolosi studi hanno inoltre dimostrato che i ragazzi che fanno uso di alcolici
hanno cinquanta volte più possibilità di passare alla cocaina rispetto ai coetanei che
se ne astengono. Che i luoghi della malamovida siano anche quelli dove le droghe
corrono a fiumi è di palese conoscenza come testimoniano anche le cronache
quotidiane. Alla diffusione dell’alcol e delle droghe si accompagna, in stretta
correlazione, quella non meno inquietante della criminalità, non solo micro.
Rendendo incerta la tranquillità delle famiglie e la sicurezza urbana. Cagliari non ne
è certo esente.
In questo dramma c’è anche chi ”gioisce”: le industrie dell’alcol e delle droghe, con
profitti smisurati da multinazionali. Le Istituzioni, a partire dai Comuni, dovrebbero
svolgere una funzione di contrasto, di orientamento e di educazione. A partire dalle
scuole. Ma l’unico impegno “civile” in cui le avvertiamo solitamente presenti è
quello dell’allestimento del contesto urbano di un disastro annunciato. Dove si
sommano drammaticamente le vittime dell’inquinamento acustico (il caso di Marina
e Stampace è emblematico), dell’alcol e delle droghe, le sofferenze di tanti innocenti
e le preoccupazioni crescenti delle famiglie. Cagliari, purtroppo, non è da meno e i
corpi di tanti suoi ragazzi diventano oggetti “usa e getta”. Ogni appello al dialogo e
al confronto rivolto al Sindaco, all’Assessore comunale alla Salute e all’Assessore
regionale dell’Ambiente è finito sempre nel nulla: cadute le maschere, gli ecologisti
nostrani al governo del bene pubblico si sono palesati ben presto compiacenti
inquinatori.
Gli alti valori della democrazia partecipativa, invocati dai cittadini, languono fuori
dalle porte delle Istituzioni che dovrebbero esaltarli. Con buona pace della
Costituzione nata sulle ceneri delle ideologie di chi quei valori negava.