Pula, Maria Teresa Ruta in “Recitar Mangiando”

Domani a Pula per il Festival “La Notte dei Poeti”


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Viaggio sui sentieri del gusto con l’inedito “Recitar Mangiando”intrigante divertissement teatral musicale per tre voci femminili (e un pianoforte) che debutterà– in prima nazionale, lunedì 24 luglio, alle 21.30 all’Ex Municipio di Pula sotto le insegne del XXXV Festival “La Notte dei Poeti” organizzato dal CeDAC. Sotto i riflettori Maria Teresa Ruta – conduttrice televisiva e attrice (dagli esordi con Macario, Carlo Campanini ed i fratelli Giuffrè, alla rentrée sulla scena con “Il mio Boss”, fino al recente “Nel buio dell’America” di Joyce Carol Oates) nonché esperta di cucina – insieme con le attrici Guenda Goria (voce e pianoforte) e Silvia Siravo (voce) per una gustosa antologia di divagazioni culinarie e ricette d’autore.

 

Fin dall’antichità il cibo – in senso letterale e metaforico, come nutrimento del corpo ma anche dello spirito, dai sapori più semplici alle pietanze più elaborate – è stato fonte d’ispirazione per poeti e scrittori, argomento di discussione per scienziati e filosofi, soggetto privilegiato della pittura: fulcro di un’esperienza totalizzante che coinvolge i cinque sensi e inizia dalla nascita, per poi mutare a seconda delle epoche e delle latitudini, questa materia così ricca di sfaccettature offre innumerevoli spunti di riflessione sull’esistenza e la condizione umana attraverso i secoli e i millenni.

Indispensabili alla vita – nelle forme più elementari, già presenti in natura, come nelle ricercate variazioni della haute cuisine – gli alimenti hanno influenzato l’evoluzione della specie (non solo perché “noi siamo quel che mangiamo”), favorendo l’ingegnosità dei primi cacciatori e raccoglitori, fino allo sviluppo delle prima rudimentali e via via più sofisticate tecniche agricole come dell’allevamento del bestiame, per giungere alla macinazione dei grani e alle meraviglie della panificazione.

Se le divinità arcaiche corrispondevano ai simboli del cielo e della terra, la Dea madre è signora delle messi, generosa e crudele, e Dioniso/Bacco colui che concede ai mortali il dono del frutto della vite, mentre Prometeo con il fuoco – strumento di difesa dalle fiere e dal gelo – permette l’invenzione dei vari modi di cottura mentre per la conservazione si ricorrerà al sale e alle varie spezie. Perfino il Dio biblico immagina il cosmo come un immenso giardino – da cui la prima donna e il primo uomo verranno inesorabilmente scacciati per aver colto il frutto proibito, il pomo della conoscenza che dà loro la coscienza del bene e del male e li priva dell’innocenza – ponendo fine così all’infanzia del mondo. Un morso fatale – quello di Adamo ed Eva alla “mela” dell’Eden, che riaffiora anche nell’orizzonte fiabesco, dove accanto a streghe e orchi famelici, un frutto avvelenato uccide – in apparenza – la bella Biancaneve.

Il cibo – anche nella sua dimensione più “concreta” – offre una preziosa chiave di lettura dei mutamenti storici, politici e culturali, dalla cucina si colgono le differenze economiche e sociali, le influenze e interazioni tra popoli e civiltà, e il rito stesso dello spezzare insieme il pane e del consumare un pasto alla stesa mensa, acquista ulteriori valenze, si trasforma in significativo momento conviviale, allietato da canti e racconti. Infinite le declinazioni sul tema, dai banchetti in onore dell’ospite descritti nei poemi omerici alla celeberrima Cena di Trimalcione del “Satyricon” attribuito a Petronio Arbitro, per arrivare al “Pranzo di Babette”di Karen Blixen e ai libri di Manuel Vásquez Montalbán, come alla sensualità delle pagine di Jorge Amado.

Nel menù letterario di “Recitar Mangiando” – tra vari excursus che mettono in luce con dovizia di esempi e citazioni gli intrecci, a volte insospettabili, fra cibo e filosofia, come fra l’arte culinaria e la letteratura, il cinema e la musica – accanto a un monologo di Eva e alla nota passione di Giacomo Leopardi per il gelato, emergono l’ironia sottile di Achille Campanile che ne “Le seppie con i piselli” (dal “Manuale di conversazione”) tratteggia con inconsueto lirismo «l’alchimia del mare e della terra» e lo stile surreale di Stefano Benni nel ritratto della “Luisona” – la “decana delle paste” nel suo “Bar Sport”.

Un’autentica rivelazione le ricette di Gioachino Rossini, creatore di opere sublimi e inventore di deliziose pietanze: il maestro, per il quale «ogni uomo di spirito è destinato a diventare gastronomo», era anche acceso sostenitore di certe relazioni pericolose, visto che, a suo dire, «per mangiare un tacchino bisogna essere in due: io e il tacchino».

Rigorosamente intonata anche la colonna sonora, tra classiche partiture, eseguite al pianoforte da Guenda Goria (che firma anche la regia dello spettacolo, ideato e scritto “a sei mani” dalle tre artiste) e una scelta di canzoni d’autore, che suona come un omaggio a interpreti straordinarie come Mina e Ornella Vanoni e a raffinati chansonniers come Paolo Conte. Uno spettacolo godibile e divertente, quindi, all’insegna del (buon) gusto, condito con ironia e leggerezza e servito con grazia dalle tre protagoniste, in una virtuale sinfonia di sapori con dolcissimo finale… a sorpresa..


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