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il 14 e 15 febbraio (13 febbraio ore 17.00 scolastica in pomeridiana) al Teatro
Massimo la messa in scena del romanzo cult di Paul Auster “L’invenzione
della solitudine”. Sul palco Giuseppe Battiston attore tra i più apprezzati sulla
scena italiana, che riscuote consensi in teatro e al cinema (Premio Ubu,
David di Donatello, Nastro d’argento). La regia è di Giorgio Gallione, la
musica è di Stefano Bollani.
Lo spettacolo prodotto dal Teatro dell’Archivolto – Teatro Stabile di Genova è
inserito nella Stagione 14/15 del Teatro Stabile della Sardegna.
Come di consueto il Teatro di Sardegna organizza in collaborazione con la
Cineteca sarda le proiezioni cinematografiche gratuite ispirate allo spettacolo
Cineteca sarda 12 febbraio ore 20.00
BLUE IN THE FACE Di Wayne Wang, Paul Auster
USA 1995
Cineteca Sarda 13 febbraio ore 20.00
SMOKE Di Wayne Wang
USA 1995
Produzione: Teatro dell’Archivolto – Teatro Stabile di Genova
L’INVENZIONE DELLA SOLITUDINE
di Paul Auster
Regia: Giorgio Gallione
con: Giuseppe Battiston
Musiche: Stefano Bollani
scene costumi: Stefano Fioraso
Date spettacoli:
Venerdi, 13 febbraio, 2015 – ore 17.00
Sabato, 14 Febbraio, 2015 – 21:00
Domenica, 15 Febbraio, 2015 – 19:00
Dal romanzo / memoriale di Paul Auster, un monologo che riflette sulla
difficoltà di essere figli e padri e su come il caso impercettibilmente governi
le nostre vite.
Vincitore di un Premio Ubu e di due David di Donatello Giuseppe Battiston
divide la sua carriera tra il cinema e teatro. Tra i suoi spettacoli più recenti
Orson Wells’ Roast e Macbeth.
Paul Benjamin Auster ha raggiunto la consacrazione internazionale con La
Trilogia di New York, che lo ha reso uno scrittore di culto.
Qualche settimana dopo l’inattesa morte del padre, Auster si ritrova nella
grande casa di un genitore quasi estraneo, che ha abbandonato da anni la
famiglia per ritirarsi in una solitudine caparbiamente distaccata dal mondo e
dagli affetti. Così, riscoprendo un padre semisconosciuto e assente
attraverso tracce labili, oggetti e carte, il protagonista riscopre i frammenti di
una esistenza estranea, che è in parte anche la propria, ripercorrendo la vita
di un uomo che si è nascosto dal mondo. Una ricerca del padre scomparso
che lo costringe a fare i conti con una perdita, una mancanza che lo strazia
come persona e come figlio. Ma “la musica del caso” vuole che lo stesso
Auster, proprio in quei giorni, stia per abbandonare la moglie e,
ineluttabilmente, anche l’amatissimo figlio. In un mosaico di immagini,
riflessioni, coincidenze e associazioni, il destino costringe così Auster a
riflettere sulla difficoltà di essere insieme padre e figlio e su come il caso
impercettibilmente governi le nostre vite.
“Ricordo che a 5 anni mi ero dato un nuovo nome, John, perché tutti i
cowboy si chiamavano John, e ogni volta che mia madre mi chiamava
usando il nome vero io rifiutavo di rispondere. Ricordo che mi sarebbe
piaciuto essere uno scoiattolo, perché volevo essere leggero e capace di
balzare di albero in albero come volando. Ricordo che il mio colore preferito
era il verde, e che ero certo che il mio orsetto avesse nelle vene sangue
verde.
E poi ricordo mio padre, come si protendeva sulla tavola per mangiare, con
le spalle rigide, in un atto che gli serviva solo per alimentarsi, senza mai
gustare il cibo”.Di Wayne Wang
USA 1995