Carceri, ridotta a 4 ore la presenza di un medico internista a Uta

La convenzione tra la ex ASL8 e l’Azienda Sanitaria “Brotzu”,che aveva garantito in questi anni la presenza di un Medico Internista per 10 ore settimanali nella Casa Circondariale, è scaduta


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

“La convenzione tra l’ATS (ex ASL8) e l’Azienda Sanitaria “Brotzu”,che aveva garantito in questi anni la presenza di un Medico Internista per 10 ore settimanali nella Casa Circondariale di Cagliari, è scaduta.

Dal 1 dicembre la presenza dello specialista, responsabile peraltro del SAI (ex Centro Clinico), è stata ridotta a 4 ore, senza apparenti motivazioni. Una scelta della Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria che mette a rischio la qualità del servizio per la salute dei ristretti e il mantenimento del presidio “ospedaliero” nell’Istituto Penitenziario. Comporterà inoltre un aggravio di spese”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo appreso della decisione da parte della Direzione del “Brotzu” di voler ridisegnare la convenzione con l’ATS, prevista dalle Linee Guida regionali, con un drastico taglio orario.

“La convenzione – sottolinea – è nata dall’esigenza di garantire la continuità della presenza di professionalità operanti nella Casa Circondariale in attesa dell’espletamento di concorsi per l’assunzione di Medici Internisti destinati alla struttura carceraria. Fino a due anni fa le ore settimanali ammontavano a 24. Una direttiva europea nel 2015 aveva però stabilito che il monte ore complessivo dei Medici non potesse superare le 48 ore (nella fattispecie 38 effettivamente svolte nel Presidio ospedaliero e 10 nella Casa Circondariale). Adesso però l’ulteriore riduzione oraria non sembra poter soddisfare l’esigenza di una realtà detentiva dove l’internista deve monitorare e indicare le cure di organi vitali”.

“La questione – ricorda Caligaris – coinvolge anche Infermieri e Tecnici di radiologia. Permanendo queste condizioni il SAI, cioè lo spazio riservato ai detenuti-pazienti con patologie di natura cardiaca, renale, polmonare, sarà costretto a chiudere. Non può infatti prescindere dalla presenza, per un congruo numero di ore, di uno specialista internista. Occorre riflettere inoltre sia sul diritto alla salute dei detenuti sia sulle conseguenze economiche della determinazione. Se non si arriverà a ripristinare i termini della convenzione esistente, molti detenuti dovranno essere ricoverati in reparti diversi dell’Ospedale dove dovranno essere piantonati dagli Agenti della Polizia Penitenziaria”.

“E’vero che l’attivazione della convenzione era stata determinata in attesa dell’espletamento dell’apposito concorso, mai indetto. Ma è anche vero che ridurre drasticamente la presenza dell’Internista – conclude la presidente di SDR – non giova a nessuno. Rivolgiamo quindi un appello alla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria “Brotzu”, al Direttore Generale dell’ATS e all’assessore regionale della Sanità affinché si trovi una soluzione ragionevole, seppure temporanea a una vicenda dai contorni seriamente preoccupanti”.


In questo articolo: