Carbonia, anziano morto in ospedale per indifferenza: infermieri chiedono scusa

“A nome della comunità infermieristica del Sulcis, abbiamo l’onere e il dovere di assumerci le responsabilità di confrontarci con i fatti. E i fatti dicono che potrebbe essere stato commesso un errore, e se abbiamo commesso un errore, potrebbe essere per la sottovalutazione degli esiti”


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È morto per indifferenza. Un anziano 92enne di Santadi è morto il 23 aprile scorso al Sirai, secondo la figlia, che ha scritto una lettera a unionesarda.it, c’è stata “mancanza di attenzione e umanità nei confronti di un malato”. E nella pagina facebook dell’associazione, Graziano Lebiu, presidente dell’Opi (ordine professionale infermieristico) di Carbonia ha risposto alla donna e ha chiesto sacusa a nome degli infermieri del Sulcis

“A nome della comunità infermieristica del Sulcis Iglesiente, abbiamo l’onere e il dovere di assumerci le responsabilità di confrontarci con i fatti. E i fatti dicono che potrebbe essere stato commesso un errore, e se abbiamo commesso un errore, potrebbe essere per la sottovalutazione degli esiti.

Non rifuggiamo a nessuna incombenza conseguente al nostro ruolo istituzionale e professionale e di dominus dell’assistenza. Non scarichiamo ad altri colpe che magari anche possiedono. Non intendiamo eludere il momento che richiede rispetto. Rispetto per la famiglia Scanu innanzitutto, per i cittadini del nostro territorio, per l’infermieristica nel suo complesso.

Infermieristica che saprà trarre dall’errore insegnamenti per il futuro, e non di meno per l’oggi.

Perché proprio oggi, in queste ore ed in questi momenti e proprio mentre ci leggete centinaia di infermiere, infermieri ed infermiere pediatriche in tutta la provincia, in ambito ospedaliero e territoriale, nel pubblico e nel privato, si stanno dedicando ad assistere, comprendere, relazionare, agire, cooperare con i cittadini che in noi ripongono fiducia e che attendono risposte adeguate ai loro bisogni di salute cura e assistenza. E che ricevono quanto è lecito attendersi e garantire.

Infermieri che esercitano in mezzo a mille difficoltà, senza curarsene e pur subendo alcuni contraccolpi dalle criticità del sistema “servizio sanitario nazionale”, del quale altri dovrebbero farsi carico e che attendiamo di leggere.

La comunità infermieristica del Sulcis Iglesiente adesso però deve guardare a se stessa e confrontarsi anche con storie e accadimenti come quelli espressi nella nota pubblicata qui sull’Unione Sarda on line nei giorni scorsi.

Un contesto assistenziale dall’esito infausto ci riguarda tutti e tutte, non solo i diretti interessati. Tutti nessuno escluso, dal presidente all’ultimo degli iscritti all’Albo professionale.

Ci discostiamo dall’approccio alla “persona” attraverso il circuito vizioso che per arrivare all’errore nascosto passa per il modello accusatorio, la ricerca di un colpevole e la responsabilità dell’inerzia organizzativa.

Siamo piuttosto per un circuito virtuoso, dove per rimuovere gli errori latenti e segnalarli a chi di competenza si debbano evidentemente valutare sia un modello funzionale che le sue criticità intrinseche.

Diamo quindi riscontro alla famiglia Scanu di Santadi, nel profondo convinti che un Ordine Professionale debba metterci la faccia e la firma anche innanzi ad eventi che rimettono in discussione non solo il ruolo professionale e l’immagine e il decoro dell’infermieristica in generale, ma non di meno l’organizzazione all’interno della quale operiamo tutti i giorni assumendoci le attribuzioni che derivano dall’aver scelto di vivere il mondo del lavoro da infermieri, appunto.

 

Alla famiglia Scanu la nostra vicinanza e finanche comprensione dello stato d’animo con il quale ha giustamente inteso di denunciare l’accaduto. Medesima vicinanza la esprimiamo ai professionisti coinvolti.

Abbiamo inteso di interloquire e condividere qui on line con tutti voi a cronometro quasi fermo e senza la minima intenzione di difendere rendite di posizione, di assegnare a terzi responsabilità se afferenti al nostro ambito d’azione assistenziale, di creare polemiche, di patrocinare l’indifendibile.

Quando avremo contezza dell’esatto svolgimento dei fatti, agiremo secondo quanto è nelle prerogative dell’Ente che rappresentiamo a tutela dei diritti del cittadino, degli infermieri e della famiglia Scanu.

Non è il momento delle diatribe e nemmeno quello di alzare bandiera bianca: è il momento della riflessione la più seria, profonda e collegiale possibile e che gli infermieri sapranno declinare e fare propria.

Per quanto possa essere utile, rinnoviamo un sentito cenno di partecipazione alle persone sulle quali sono ricaduti gli esiti infausti della triste vicenda portata all’attenzione, doverosamente all’attenzione”.


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