Via Koch, l’inferno droga: “Dobbiamo aspettare la prossima morte?”

Gli abitanti di via Koch scrivono a Cagliari Online e raccontano come sia difficile convivere con i drogati che si bucano sotto le loro case: “Perchè dobbiamo assistere a questo degrado? Dobbiamo aspettare la prossima vittima?”


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Gli abitanti di via Koch

In questi giorni, l’attenzione di molti giornalisti e di politici cagliaritani, è stata rivolta ad un fenomeno sempre più diffuso: ” l’abuso di eroina in città”. Pochi giorni fa, questa stessa testata di Casteddu Online, ha pubblicato un inchiesta di Alessandro Congia, sul pianeta droga, che negli ultimi dieci giorni ha mietuto anche due vittime per overdose. La segnalazione di oggi viene da noi abitanti della zona di via Koch, che ormai da due anni, ma in modo molto più frequente in questo ultimo periodo, assistono quotidianamente all’attività dei tossicodipendenti.

Le pendici del colle di San Michele sono diventate una meta molto gettonata dai tossicodipendenti provenienti dal rione di San Michele e da via Is Mirrionis. Assistiamo infatti ad un traffico costante di gente che, dal colle, si dirige verso le pendici (dove ci sono i fortini di guerra, a ridosso delle mura del Seminario Arcivescovile), per poi scendere in via Guzzoni degli Ancarani e in via koch.

I tossici protagonisti quindi, di uso e abuso di stupefacenti, in maniera sempre più considerevole. Un via vai continuo dalle prime ore del pomeriggio. Non recano apparente disturbo, non sono apparentemente pericolosi ma.. Dobbiamo aspettare che lo diventino ? Spesso noi abitanti di zona, beneficiamo dello spiazzo in questione, attorno al quale ci sono comunque palazzi e altre abitazioni, per portare il cane a espletare i propri bisogni, con il rischio di imbatterci in uno di questi assidui frequentatori muniti di siringa e quindi potenzialmente pericolosi. Le autorità sono state informate di questo costante traffico, però questa triste abitudine, sembra resistere. Perché dobbiamo continuare ad assistere a queste tristi scene di degrado? Dobbiamo forse aspettare la prossima vittima?


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