Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp
“Dopo appena dieci mesi dall’assassinio di mio fratello l’omicida è uscito dal carcere con un braccialetto elettronico al polso. Per incompatibilità con il regime carcerario, agli arresti domiciliari. A casa ci sono quattro bambini senza un padre. Non è giustizia, devono saperlo tutti. Lo diciamo anche a voi: questa non è giustizia”. A parlare è Roberto Picci, fratello di Sandro, ucciso per “errore” lo scorso 10 ottobre da Martin Aru, 25 anni. Una lite nata su facebook poi scaturita in tragedia, in via Pertusola 4, quartiere di Is Mirrionis. Sandro è stato raggiunto da una pallottola che l’ha centrato in viso, stava facendo da paciere, sedando una rissa.
Martin Aru, inizialmente è fuggito, poi s’è poi consegnato alla giustizia. Reo confesso. Da allora si sono aperte per lui le porte del carcere di Uta, dal quale è uscito dopo dieci mesi venerdì, perché, secondo il giudice, il suo stato psicofisico è incompatibile con il regime carcerario. Avrebbe più volte tentato il suicidio. La prima volta solo nove giorni dopo il suo arresto, lo avevano trovato con un lenzuolo stretto al collo appeso alle sbarre della cella. Salvato per miracolo.
I familiari però non ci stanno e su facebook lanciano appelli “Vogliamo giustizia, c’è tanta gente in carcere che sta male a cui spetterebbe libertà, non a un assassino come lui”.