Ex Circoscrizione via Cinquini, che farne? Il sindaco: “Da demolire”

Tra i banchi del consiglio comunale si è discusso anche dell’ex circoscrizione comunale di via Cinquini. Al vaglio degli uffici competenti del Comune e di Area una decisione da adottare sul futuro utilizzo. Massimo Zedda: “Sarebbe bene demolirla”


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Ai piani alti di via Cesare Battisti dove ha sede A.R.E.A, l’azienda regionale che si occupa dell’edilizia abitativa popolare, c’è un faldone di documenti con le proposte che saranno dibattute con gli uffici del Comune di Cagliari. L’obiettivo è decidere che fare con quel rudere ai piedi del Colle San Michele: una vergognosa situazione di un ex stabile comunale che giace ancora in condizioni di inutilizzo, dopo la bonifica effettuata anni fa nel regno dei tossici. Si era ipotizzato l’eventuale realizzazione di una caserma dei Carabinieri, ma nulla è stato ufficializzato e l’Arma per ora non si pronuncia. Il primo cittadino Massimo Zedda, nel frattempo, suggerisce la demolizione, per cancellare quell’inutile edificio simbolo dell’abbandono e sgradevole biglietto da visita per il rione. Altra ipotesi, a detta del consigliere comunale del Gruppo Misto, Alessandro Sorgia, che tra i banchi di palazzo Bacaredda ha ricordato il gruzzolo di 15 milioni di euro a disposizione per San michele e Is Mirrionis, una parte potrebbe essere impiegato per stilare un progetto definitivo con A.R.E.A. a beneficio della collettività. 

TELECAMERE E RECINZIONE. Da simbolo di degrado, ricettacolo di sporcizia e soprattutto, rifugio abituale di decine di tossici, quell’oscena cattedrale nel deserto al suo interno, nel tempo era diventata dimora di clochard, con fatiscenti ambienti pieni zeppi di siringhe, escrementi e un ambiente pericoloso per chiunque. Oggi cattedrale nel deserto. Oggi quello stabile vuoto è protetto da telecamere e da un allarme anti-intrusione, spesso i tossici saltano con facilità con il conseguente intervento di una guardia particolare giurata armata.

LA STORIA. Nel 2013, su iniziativa dell’allora consigliere comunale Paolo Casu e del suo collega dell’Udc, Gianni Chessa, dopo parecchi anni di totale abbandono dell’ex stabile circoscrizionale, ci furono diverse segnalazioni scritte, protocollate, sia alla Asl 8 (Servizio Igiene Pubblica), alla Procura della Repubblica e per conoscenza, al Comune e agli uffici competenti, compreso il Comando di Polizia Municipale. Da lì a poche settimane dopo, la Asl 8 effettuò un sopralluogo mirato: gli ispettori sanitari scrissero nero su bianco lo stato dei luoghi, accertando la presenza di cumuli di siringhe e ogni altra porcheria all’interno di quella quattro mura fatiscenti, dove il via vai dei drogati era impressionante. Addirittura furono ipotizzati anche reati specifici e l’intimazione di provvedere al più presto alla pulizia di quel disastro a poche centinaia di metri lineari dalle abitazioni. 

Recuperare la struttura? Demolirla totalmente e lasciar spazio ai giardini urbani “adottati” dai cittadini? Tutte ipotesi, ma per ora tutto tace. A suo tempo, dopo le polemiche del caso, con un provvedimento urgente, il Comune di Cagliari incaricò la Se.Trand per il risanamento dei luoghi con la bonifica totale di quegli ambienti malsani. Furono raccolti decine di sacchi di rifiuti pericolosi, (smaltiti poi per legge in discarica), fu disposta per qualche mese la presenza fissa delle guardie giurate armate della “Alarm System” di Cagliari che installò anche telecamere ed allarme anti-intrusione. Oggi è tutto così, un rudere che ha visto in tanti anni soltanto abbandono e casi di emarginazione sociale, dato che all’interno dormivano anche giovani tossicodipendenti.