Brotzu, lunedì sit in dei diabetici sardi: “Ci sentiamo abbandonati”

Mobilitazione dei diabetici sardi, con in testa l’associazione per il Diabete infantile giovanile Sarda, sulla pesante scure che ha ridotto l’assistenza ai pazienti affetti da diabete


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L’Associazione per il Diabete Infantile Giovanile Sarda, (con sede in piazza Galilei a Cagliari), membro della Federazione Nazionale Diabete Giovanile, lancia l’allarme: aumentano i casi in Sardegna di oltre il 50% dei diabetici, allo stesso tempo non c’è una risposta alle richieste di assistenza in campo diabetologico. Numerosissime sono le proteste dei diabetici sardi: “Oltre 5.000 – afferma Antonio Cabras, referente dall’associazione – non possono più contare sull’assistenza del Centro di Diabetologia dell’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari. Lo storico centro è in procinto di chiudere, o meglio, le infermiere e diabetologi che vi operano con grande professionalità devono riprogrammare l’assistenza e non accettare più nuovi diabetici, col presunto  obiettivo di predisporre l’integrazione tra i MMG. Inoltre i tempi per l’assistenza si è ridotto notevolmente perché le loro prestazioni si devono concentrare sui diabetici in fase di ricovero, e con i trapiantati con la motivazione, inoltre, che l’ospedale Brotzu è un’Azienda Ospedaliera e non deve dare assistenza al territorio. D’ora in avanti sarà garantita l’assistenza solo a 20 pazienti con il day service, ciò significa che i pazienti saranno visti meno di una volta all’anno”. Nel frattempo, per lunedì 24 ottobre, dalle ore 10, è annunciato un sit in di protesta dei diabetici con i membri dell’associazione presso il nosocomio cagliaritano di via Peretti: l’obiettivo è far sentire la loro voce e sensibilizzare l’opinione pubblica e la Regione sul grave disagio vissuto in prima persona dai pazienti.

LA DENUNCIA. “Noi ci chiediamo – evidenzia Antonio Cabras, numero uno dell’associazione – i pazienti con grave instabilità metabolica e complicanze croniche in fase evolutiva, cosa faranno? E cosa faranno i pazienti in trattamento con infusori sottocutanei continui d’insulina? Come sarà l’inquadramento dei pazienti diabetici neodiagnosticati per la necessità della formulazione del Piano di Cura personalizzato e condiviso? E la valutazione periodica, se ora i tempi d’attesa sono di otto mesi? Dove finiranno i piani di cura formulati in previsione di una futura gravidanza, o con gravidanza in atto? Riteniamo che quanto stia accadendo sia un atto di terrorismo assistenziale. Dove andremo a finire ? Ci chiediamo se forse non  sarebbe meglio riorganizzare il Centro con  nuovo personale medico con particolare attenzione a garantire la disponibilità di un’assistenza plurispecialistica, con l’assicurazione delle varie consulenze, attuare i programmi di educazione sanitaria continua, assicurare il  passaggio dal Servizio Diabetologico Pediatrico a quello dell’adulto. Temiamo che le conseguenze a medio e lungo termine saranno disastrose per l’aumento del carico sociale dovuto alla malattia diabetica e alle sue complicanze, cardiopatia ischemica, cecità, insufficienza renale, amputazioni degli arti inferiori”. 

I DISAGI. Secondo l’associazione cagliaritana, la Diabetologia pediatrica dell’azienda ospedaliera Brotzu, di alta specializzazione e di rilievo nazionale (D.P.C.M. 08/04/93), nata in seguito all’emanazione del Piano di Diabetologia Regionale del 1996 e individuato come servizio di riferimento regionale, è privo di tutti gli spazi necessari utili all’assistenza ai bambini con diabete. Oggi gli ambulatori sono rilegati negli spazi di 2 metri di larghezza e 4 metri di lunghezza, divisi tra di loro da armadi alti 1,50 metri. Mancano inoltre gli spazi per l’educazione sanitaria. I pazienti e i loro familiari attendono le consulenze nel corridoio con sedie e panchine insufficienti. Manca ancora uno spazio per consumare i pasti quando gli assistiti si trattengono per l’installazione di microinfusori da insulina.

 


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