Una denuncia, quella di quanto accaduto, col contorno di un’altra denuncia, quella fatta dai carabinieri per “danneggiamento”. Clauda Esu, 41enne cagliaritana, e suo marito Gianni Tomasi, 46 anni, hanno deciso di raccontare la loro versione di quello che sembra essere uno dei classici “fattacci” della sanità sarda. Accaduto al Pronto soccorso del Brotzu: “Mio marito, disabile a causa di un’emorragia cerebrale che ha avuto due anni fa, soffre di attacchi epilettici. Ha avuto una crisi e l’ho portato al Brotzu, per farlo aiutare. Al Pronto soccorso, per ben due volte, mi hanno sbattuto la porta in faccia”. Una volta “perché stavano registrando un paziente, poi una signora vestita di bianco mi ha fatto un gesto con la mano”. Il marito Gianni, in automobile con il figlio, intanto, peggiorava: “È caduto sull’asfalto, stava per ingoiare la lingua ed era già cianotico”.
La testimonianza choc prosegue: “Chi era in attesa al Pronto soccorso è uscito e mi ha aiutata. Mio figlio, in preda alla rabbia, ha dato un calcio alla porta a vetri del Pronto soccorso”, spiega la Esu, “sono arrivati i carabinieri e, anche se hanno compreso la situazione di emergenza, ci hanno denunciato per danneggiamento. Oltre al danno la beffa, mio marito è entrato per fare il triage solo mezzora dopo il nostro arrivo all’ospedale. Una bestia viene trattata meglio”. Lui, Gianni Tomasi, ancora sotto choc, ricorda ben poco di quanto accaduto: “Mi sono risvegliato dentro l’ospedale, con i medici. Per il resto non mi ricordo nulla”.