Quattro-cinque punti – negli scalini di alcune porte sprangate e polverose -, piccoli “buchi” nei quali potersi riparare dal freddo e dalla pioggia. Provando a sopravvivere. A Cagliari, in via Sonnino, sotto il palazzo che ospita anche le Politiche Sociali, vivono otto senzatetto. Quando scende il buio, soprattutto, si infilano sotto pezzi di cartone o coperte e cercano di ripararsi. Tra i residenti e commercianti della zona c’è chi sostiene che siano aumentati soprattutto nelle ultime due settimane. Ognuno di loro ha una storia fatta di “scherzi del destino”, ma anche di lavoro che all’improvviso non c’è più e, purtroppo, anche vizi. Come quello per l’alcol, e i brick di vino e le bottiglie di birra appoggiati accanto ai giacigli di fortuna sembrano esserne la testimonianza più diretta.
Walter ha superato già da tempo i quarant’anni: “Qui ogni tanto passa anche qualche politico che ci dà una piccola offerta. Un tetto? Vivo così da anni, è comunque difficile tirare avanti ma ci provo”. C’è poi Carlo (nome di fantasia), da qualche mese sulla strada dopo la morte della madre: “Spero di essere qui solo di passaggio, sto ‘controllando’ il letto di un mio amico”, dice, mentre si gira da un lato su uno dei pochi materassi disponibili, “prendo medicine per cercare di tenere a bada la rabbia”. Giulio è un “gigante” alto oltre un metro e ottanta di sessant’anni tondi: “Non voglio andare in comunità, qui non ti aiuta nessuno. Vivo in strada da trent’anni, avevo una donna che mi amava ma poi tutto è finito”, racconta mentre sorseggia un po’ di vino bianco contenuto in una bottiglietta di plastica. Loro sono solo alcuni dei poveri che “abitano” in via Sonnino, all’aperto. Nell’attesa di una vita migliore ricercata, alla fine della giostra, da tutti.