Cagliari, il bivio della guerra dei tavolini: “Non si può occupare tutto il centro storico”

L’opinione di Roberto Marchi: ” Le strade, anche quelle del Centro storico, sono fatte principalmente per passarci , per la viabilità pubblica e privata, per soddisfare innanzitutto le esigenze pubbliche primarie, non certo per darle in uso esclusivo a privati”


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Sui tavolini in piazza e nelle strade una riflessione va fatta e deve richiamare tutti alla realtà. Gli imprenditori, in primo luogo, unitamente agli amministratori comunali. E’ un discorso che vale per Cagliari, come anche  per tutti i Comuni della Sardegna. A monte,infatti, ci sono le varie regole che disciplinano il commercio , in genere, in particolare le attività di ristorazione e similari : diritti e doveri. Ma ancora più su, in cima a tutte le problematiche, ci sono le regole della cosiddetta ” convivenza civile”, ovvero i “diritti”, non solo i ” doveri” dei quali si fanno carico i cittadini nel loro complesso e che danno certezze al progresso e allo sviluppo della Città. Questi concetti, a mio giudizio, devono essere tenuti a mente nel momento in cui si affrontano i temi legati agli effetti
della ” movida” anche nel fare informazione.
Per questi motivi, mi sento di dire che hanno anche una parte di ragione gli operatori della ristorazione del Centro storico, che protestano contro il Comune, se sono presenti, come dire ?, disfunzioni organizzative che rispondono ad esigenze pubbliche,  che possono arrecare danno alle loro attività economiche. Ma hanno anche torto se non pensano che ci sono altre ” componenti” che che possono incombere sulle attività  private e che pesano notevolmente nella loro gestione. Esiste, per esempio, ed è il più complicato e pesante,  il ” rischio d’impresa” , mentre ci si dimentica che non tutto la pubblica amministrazione può concedere.
Aprire un ristorante, un bar, una pizzeria, una paninoteca, così come avviare una qualsiasi altra attività commerciale, è una cosa. Altro è chiedere l’occupazione del suolo pubblico a fini di utilità private. E non sempre è possibile. In primo luogo e in via principale, chi si avventura in una tale impresa, è evidente che deve  disporre di un locale idoneo sotto tutti i punti di vista, urbanistici, edilizi, igienico-sanitari regolamentari ed avere tutti  i requisiti amministrativi e professionali necessari, come anche quelli del personale dipendente. Con questi titoli e con tali requisiti, si può fare ristorazione e attività similari unicamente  nei propri locali.

Se poi uno ha in mente di svolgere l’attività all’aperto, se non  hai un cortile interno  disponibile e fai affidamento solo sulla possibile concessione di una parte di suolo pubblico da parte del Comune, allora deve mettere in conto gli imprevisti, come quello del diniego o della sospensione o di una sopraggiunta indisponibilità di quel tipo di autorizzazione sulla quale fare affidamento per mandare avanti la  propria azienda anche sotto il profilo economico. Insomma, non si può accusare nessuno se un imprenditore ha fatto una scelta sbagliata o non ha calcolato appunto il ” rischio d ‘impresa”, come  è anche quello che il Comune non possa assicurare la concessione dell’aerea di cui  si ha necessità. Le strade, anche quelle del Centro storico, sono fatte principalmente per passarci , per la viabilità pubblica e privata, per soddisfare innanzitutto le esigenze pubbliche primarie, non certo per darle in uso esclusivo a privati. Senza dimenticare che se oggi c’è questa Amministrazione , che ha fatto questa scelta giusta o sbagliata che sia, domani verrà una nuova Amministrazione ( e siatene certi che presto  ne verrà veramente una diversa anche a Cagliari !!!) e la musica, come si suol dire, potrebbe cambiare.

Marcello Roberto Marchi


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