Slotmob, la battaglia etica contro le slot machine anche a Sanluri

Arriva lo Slotmob grazie a un giovane di Sanluri


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Un’idea nata quasi per caso, la voglia di crederci fino in fondo e una naturale propensione al bene comune. A Damiano Cau, giovane ventotenne di Sanluri, è bastato davvero poco per convincere istituzioni, cittadini e commercianti ad aderire a una lodevole iniziativa: lo Slotmob.

“Si tratta di un un evento che serve principalmente a sensibilizzare le persone sui danni causati dalla ludopatia, che è oramai considerata una vera e propria piaga sociale – racconta Damiano – dopo aver partecipato lo scorso anno ad un’iniziativa simile ad Oristano, ho pensato potesse essere utile svilupparla anche nel mio paese, così un giorno casualmente ne ho parlato con il sindaco di Sanluri, ricevendo da parte sua pieno gradimento e appoggio”.

La formula è molto semplice e prevede il coinvolgimento e la premiazione di tutti gli esercizi commerciali e dei singoli cittadini che, attraverso una scelta etica, decidono di rinunciare a qualsiasi gioco a premi o d’azzardo. “L’evento in se richiama tante persone e premia con una targa di riconoscimento i locali che si oppongono a questo sistema – spiega Damiano – solo a Sanluri abbiamo premiato già ben tre realtà che hanno detto No alle Slot machine, ma il progetto si propone inoltre di sensibilizzare, attraverso la testimonianza di professori ed esperti, sui danni del gioco d’azzardo e sugli enormi guadagni che gli installatori e le case distributrici hanno sulla povera gente”.

L’idea coinvolge infine, realtà e istituzioni sensibili al problema, quali amministrazioni comunali,  Serd,  Cif e tante associazioni che si occupano di ludopatia e dipendenza. I locali che aderiscono all’iniziativa vengono mappati sul sito web Economiafelicità.it., che annovera tra gli altri, le realtà più virtuose e eticamente valide nell’ambito del commercio sostenibile.

“Lo scopo – conclude Damiano – non è screditare chi possiede slot all’interno del proprio locale, tantomeno demonizzare chi ne fa uso, bensì quello di  sensibilizzare, ma soprattutto informare, sulle tragiche conseguenze, cercando di arrivare ad una regolamentazione che possa tutelare i più deboli”.


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