Assemini, scontro sulla festa della birra: “Non valorizza la città”

Il comitato ViviAssemini al sindaco Puddu: “Cancella i gruppi folk e punta sull’alcol trascurando i commercianti locali”


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Scontro ad Assemini sulla festa della birra: “Il Comune rinuncia ai gruppi folk per puntare sull’alcol”, questo il messaggio polemico indirizzato al sindaco Mario Puddu dal comitato Vivi Assemini. Che in una nota attacca: “L’Amministrazione comunale di Assemini (CA) ha deciso di impegnarsi per valorizzare la via Cagliari. Una scelta politica importante visto che tale strada, nel passato amministrativo, è sempre stata esclusa da ogni manifestazione pubblica qualificante. La via Cagliari è stata commercialmente importante, oggi tangibile espressione della crisi che dilaga. È stata la fortuna di molte imprese in un periodo in cui il benessere sembrava perdonare tutto. Dopo il prevedibile flop dell’iniziativa pubblica del 20 settembre scorso, in concomitanza della “Settimana europea della mobilità sostenibile”, la Giunta pentastellata ci riprova con la “Festa della birra”. Non si tratta certo di una iniziativa identitaria, culturale e nemmeno educativa, ma indiscutibilmente gradita al grande pubblico. Il punto è sempre lo stesso: quale è lo scopo?

Se l’obiettivo di una iniziativa pubblica è investire per rivitalizzare le piccole attività imprenditoriali facendo star bene i cittadini, l’organizzazione non potrà che mirare alla creazione di animazione, fiducia, utile d’impresa e benessere del lavoratore. Se poi le iniziative dovessero continuare in maniera sistemica e integrata, ne beneficerebbe l’impellente bisogno di “consolidamento” di una parte importante della “base economica” locale.  A tal proposito, ViviAssemini ha già proposto l’istituzione della “Consulta delle associazioni” in cui tutte le istituzioni sociali possano ritrovarsi anche per elaborare un programma di iniziative di breve, medio e lungo termine finalizzate a superare il modello “del costo” fine a se stesso con quello “dell’investimento” per raggiungere obiettivi chiari, qualificanti, sistemici e produttivi di utilità. Questo perché ogni iniziativa ha un costo che pagano i contribuenti e, fino ad oggi, è stata spesa una marea di denaro senza comprensibili risultati in termini di gradimento e produttività della spesa pubblica. Questo in una realtà sociale caratterizzata da insicurezza, crescente invivibilità, altissimo tasso di inquinamento, basso livello di scolarizzazione, oltre 7 mila disoccupati, più di 600 famiglie in stato di grave povertà, un numero crescente di sfrattati per morosità incolpevole destinati ad allungare la fila dei bisognosi alla Caritas e all’ufficio delle politiche sociali.  

Chi ha studiato discipline sull’organizzazione oppure ha operato in grandi strutture organizzate sa bene che occorre operare “per priorità” e che vi sono elementi essenziali che non possono essere trascurati ed elementi accessori utili per migliorare il risultato sperato. Anche i politici devono avere un ritorno d’immagine, ma indiretto. Se fosse diretto, si perderebbero di vista le priorità e l’obiettivo principale con prevedibili rischi di cattiva e improduttiva riuscita di ogni iniziativa. Allo stesso modo, non si può prescindere dall’individuazione del pubblico a cui una manifestazione è diretta per poi adoperarsi con efficacia attraverso azioni di promozione e di marketing. L’economia non è una scienza esatta, quindi più sono le variabili considerate, maggiore sarà la possibilità di raggiungere l’obiettivo prefissato.

Nella fattispecie concreta, dopo aver cancellato le manifestazioni di natura folkloristico-identitarie, l’Amministrazione comunale ipotizza di puntare sul coinvolgimento dei “birrai” provenienti da fuori. Sarebbero questi i protagonisti della “Festa della birra” con il loro prodotto da vendere in strada senza pagare tasse. Migliaia di persone saranno attratte dall’evento e potranno liberamente bere confrontando vari sapori. Quale sarà il ruolo degli esercenti locali? Potrebbero “contare fino a dieci” e mettersi d’accordo con i “birrai”, ma non si conoscono. Potrebbero offrire la logistica: bagni ed energia elettrica. Potrebbero raccogliere l’immondizia dalla strada sino a notte fonda per far fare bella figura agli artigiani birrai. Potrebbero adoperarsi durante la manifestazione per impedire la fuoriuscita dei miasmi fognari. Ma tutto ciò, ci allontanerebbe dall’obiettivo principale perché gli unici a guadagnare comodamente sarebbero i “birrai”, provenienti da fuori. Manca anche il “Piano b”. Se dovesse piovere cosa succederebbe alle migliaia di persone accorse nella Città ancora ad alto rischio allagamenti in un periodo di altalenanti “allarmi meteo”?

Noi non vogliamo fare alcuna polemica e non vogliamo contrapporci in maniera sterile a tale iniziativa (tutti abbiamo cose più importanti da fare), però non si faccia passare come utile alla valorizzazione della via Cagliari e delle attività economiche ivi localizzate una festa che serve solo all’immagine della Giunta.

Rispetto alla festa della birra, guardiamo con maggiore interesse a quella della vendemmia, ad esempio. Perché riteniamo che Assemini debba darsi un’anima, puntando sulla propria identità che consideriamo un “fattore della produzione” al pari della conoscenza, della terra, del capitale e del lavoro. Ed è proprio dalla combinazione di questi fattori che si crea ricchezza. Bisogna definire un modello di sviluppo “endogeno”, un progetto di città e agire per la sua attuazione. La festa della vendemmia (sempre come esempio) necessita di una logistica più semplice è può trasmettere alle nuove generazioni un momento culturale ed educativo. Può svolgersi come vetrina dell’artigianato, dell’arte, della cultura, della musica, delle tradizioni popolari e delle produzioni locali. Può valorizzare le conoscenze e la funzione degli anziani facendoli uscire dall’isolamento indotto. Insomma, vediamo nella “Festa della vendemmia” un momento di unione generazionale; di creazione di un necessario spirito di comunità. Forse la “Festa della vendemmia” attirerebbe meno visitatori della “Festa della birra”, ma lascerebbe i soldi ad Assemini rispettando i principi della spesa pubblica, le promesse della Giunta e le attese degli operatori. Perplessità e proposte che sono state espresse pubblicamente all’assessore. Ossia da coloro che attendono ancora una bozza di programma da cui poter capire il proprio ruolo, mentre sulla rete gira la locandina di un evento già definito anche nei dettagli”.   


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