Anonimo invia a Nurnet un bracciale di presunta epoca nuragica

Un reperto archeologico inviato via posta da un anonimo mittente alla Fondazione Nurnet: si tratta di un bracciale nuragico? Antonello Gregorini: “Mi piace pensare che qualcuno abbia risposto al nostro appello di restituire ciò che è di tutti”


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Un dono arrivato via posta nella sede di Nurnet, la  Fondazione costituita nel settembre del 2013 da sessantanove soci fondatori, che ha come scopo la promozione della cultura del periodo in cui sull’Isola svilupparono le civiltà pre e nuragica. 

Un plico di colore giallo, accompagnato da una lettera. Una sorpresa alla sua apertura: un reperto archeologico, un bracciale in bronzo di presunta epoca nuragica. Questo si è trovato difronte Antonello Gregorini che quasi non credeva ai suoi occhi: “Mi piace supporre che qualcuno, – dice – avendo seguito per mesi e mesi le narrazioni di Nurnet, la campagna “Adotta un Nuraghe”, le reiterate note morali sul patrimonio unico dell’antica Civiltà Sarda, l’azione di acquisto dei quattro bronzetti presso la casa d’aste londinese dell’anno scorso, e in ultimo l’appello del 31 dicembre per “restituire ciò che è di tutti”, si sia convinto che un oggetto del genere non potesse restare nascosto agli appassionati.”

“I simboli riportati sul coronamento possono avere un significato molto importante per l’interpretazione delle tradizioni e della spiritualità di chi lo realizzò e/o portò al braccio- spiega Gregorini. Mi piace anche sognare che il precedente possessore del reperto abbia voluto essere d’esempio e suscitare uno spirito di emulazione per tutti quelli che, come lui, tengono i reperti di famiglia nei cassetti, pur soffrendone la presenza, avendo tuttavia paura di liberarsene”.

“Oggi stesso ho scritto a Soprintendenza e Carabinieri, per segnalare l’accaduto e mettere a disposizione delle autorità il reperto. Prima della consegna ho fotografato il bracciale su tutti i lati, per conservarne comunque memoria e rendere pubblica la sua esistenza.”

 “Il bracciale di bronzo è di epoca incerta, anche se il racconto del ritrovamento sembra farlo risalire a un corredo funebre interno a una tomba dei giganti di epoca nuragica. I simboli in esso rappresentati appartennero alla Sardegna già nei periodi di Bonnannaro e Abealzu, Ozieri, Filigosa, e in letteratura vengano indicati come i simboli che rappresentavano entrambi i cicli della vita, della rigenerazione, Sole e Luna, Uomo e Donna. In buona sintesi un simbolo di augurio portato al braccio in vita che avrebbe avuto ancora più senso nella post vita per la speranza o certezza di rinascita e rigenerazione”.

La sua restituzione può portare un ulteriore elemento di conoscenza dell’Antica Civiltà Sarda.

 


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