Era la voce delle donne sarde: addio a Anna Oppo

“Con la scomparsa di Anna Oppo la Sardegna ha perso una voce importante sullo studio delle dinamiche sociali e femminili in Sardegna”, ha scritto nella propria pagina facebook il presidente della Regione Francesco Pigliaru


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Addio a Anna Oppo. La nota sociologa sarda è morta ieri all’età di 81 anni.

“Con la scomparsa di Anna Oppo la Sardegna ha perso una voce importante sullo studio delle dinamiche sociali e femminili in Sardegna”, ha scritto nella propria pagina facebook il presidente della Regione Francesco Pigliaru, “la ricorderemo tutti per il suo rigore, per la sua grande produzione scientifica, per la sua serietà e per la grande passione con la quale ha saputo dare voce alle donne sarde”.  

Nel sito dell’Ateneo cagliaritano un ricordo che di lei hanno scritto le colleghe e i colleghi del Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni.

Ci ha lasciato ieri la collega Anna Oppo, che è stata professoressa ordinaria di sociologia del nostro Ateneo. La sua perdita merita di essere sottolineata con la stima e l’affetto che non siano solo di circostanza. Laureata in Scienze Politiche, ha compiuto i suoi studi di specializzazione in sociologia a Bologna e in California, a Berkeley. Prima di assumere incarichi di insegnamento a Cagliari ha insegnato a Urbino e a Bologna.

Nella prima fase della sua attività di ricercatrice gli interessi si sono indirizzati verso alcuni problemi classici della sociologia politica quali l’organizzazione e il ruolo dei partiti in diversi regimi e la partecipazione politica nei regimi democratici. A tale proposito si deve ricordare la sua collaborazione, da giovane sociologa, alla ricerca coordinata da Alessandro Pizzorno sulla partecipazione politica a Sassari. La sua sensibilità femminista, testimoniata anche dall’adesione al movimento degli anni ’70, ha influenzato le sue ricerche che si sono progressivamente indirizzate verso lo studio del funzionamento delle strutture di genere in ambito lavorativo, familiare e politico, con particolare attenzione alla realtà sarda di cui era profonda conoscitrice. I suoi studi pioneristici sulla famiglia costituiscono ancora oggi un riferimento per gli studiosi di scienze sociali. Ma non si può dimenticare il suo fondamentale contributo nella ricerca socio-linguistica sulla lingua sarda, agli studi sulla bassa fecondità in Sardegna e in Italia e alla divisione sessuale del lavoro.

La dedizione con cui ha svolto la sua attività di studiosa e di docente hanno contrassegnato la sua vita intellettuale, ma anche quella della comunità sociologica sarda, nazionale e non solo. Nella sua vita accademica è stata maestra per tanti sociologici e sociologhe che ha accompagnato allo studio e alla ricerca con rigore e acuta intelligenza. Intere generazioni di giovani sardi che l’hanno incontrata dentro e fuori dalle aule universitarie ne hanno apprezzato la capacità di analisi della società a cui guardava sempre con uno sguardo originale, ma anche la disponibilità che riservava a ciascun interlocutore che mai avvertiva il disagio nel confronto che la sua autorevolezza avrebbe potuto generare.

La curiosità per il mondo e la passione per la sociologia si accompagnavano ad un lavoro diligente di riflessione teorica che diveniva spesso oggetto di conversazione con i colleghi e gli studenti. Il suo alto profilo intellettuale si accompagnava ad una sensibilità non comuni che ne facevano una amica generosa, attenta e accogliente alle vicende umane di tutti e ciascuno. La sua presenza nella vita degli altri era discreta e riservata, ma sapeva riempirsi di lunghe conversazioni sui libri, la musica, l’arte, la cucina e il giardinaggio. La morte di Anna segna una grave perdita per il mondo accademico e culturale sardo che potrà essere attenuata solo dal ricordo del suo impegno e dal nostro lavoro nella direzione che ci ha indicato.


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